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L’inizio di un nuovo anno è sempre il momento di tirare le somme e di pensare ai buoni propositi. In quanto all’inquinamento, purtroppo i dati dell’anno appena concluso sono preoccupanti seppur per nulla inaspettati.

L’Agenzia europea dell’ambiente, organismo dell’Ue che si dedica al monitoraggio delle condizioni ambientali europee, ha pubblicato il report in merito alla qualità dell’aria in Europa nel 2022. Nel continente, l’inquinamento atmosferico è il più grande rischio per la salute ambientale e ha un impatto significativo sulla salute della popolazione, in particolare nelle aree urbane.

L’eccedenza , in percentuale, del valore medio annuo registrato dall’1 Gennaio 2022 ad oggi, rispetto al valore suggerito dall’OMS, come limite per la tutela della salute umana, va per il PM10 dal +36% di Perugia al +122% di Milano, per il PM2,5 dal +123% di Roma al +340% di Bergamo e Torino, per il biossido di azoto dal +97% di Parma fino al +257% di Milano.

Edilizia produce il 39% di inquinamento globale: necessario un cambio di marcia.

Oltre un terzo dell’inquinamento globale è riconducibile alla filiera delle costruzioni, energivora e particolarmente bisognosa d’acqua. Un cambio di paradigma è obbligatorio e i nuovi materiali sono soltanto un tassello del complesso mosaico che include moltissimi tasselli.

Sappiamo ormai molto bene come il settore edilizio sia ritenuto uno dei più dannosi per la salute dell’ambiente. A confermarlo questa volta è stato un rapporto stilato dalla Global Alliance for Building and Construction. Le analisi dello studio sono state presentate in occasione della COP25 di Madrid. È emerso che le costruzioni, i materiali e gli edifici del settore edilizio sono responsabili del 39% delle emissioni di anidride carbonica disperse nell’ambiente.

Si stima infatti che il settore edile sia responsabile del:

  • 39% della quantità di anidride carbonica mondiale dispersa nell’aria;
  • 36% del consumo globale di energia elettrica;
  • 50% per l’estrazione di materie prime;
  • 1/3 del consumo globale di acqua potabile.

Non è quindi più possibile continuare a costruire e progettare per come siamo abituati.

I dati preoccupanti si rivolgono al settore edile e riguardano tutte le fasi di costruzione fino alla manutenzione stessa dell’immobile. Anche i materiali e i macchinari utilizzati sono responsabili dell’enorme danno ambientale, per poi finire con l’intero ciclo di vita e manutenzione dell’edificio. Per non parlare poi delle demolizioni.

Il World Green Building Council però, ente volontario internazionale specializzato in bio-edilizia, ha spezzato una lancia in favore del settore delle costruzioni.

Esso ha dimostrato come l’edilizia può fornire un grosso contributo anche nel processo di decarbonizzazione dell’ambiente. Sostiene inoltre che da questo settore è possibile sviluppare soluzioni alternative ecologiche, con l’obbiettivo di arrivare al 2050 con 0 emissioni.

Bioedilizia e bioarchitettura: le chiavi del risparmio energetico.

Costruire una casa in bioedilizia significa rispettare tutti i criteri di impatto ambientale ed utilizzo dei materiali che potremmo definire “sostenibili”. È una filosofia dell’edilizia che va oltre il concetto di sostenibilità e prevede un’attenzione a 360° all’impatto ambientale (e non solo) dell’edificio che si va a costruire.

In diversi Paesi stranieri la bioedilizia è sicuramente più avanti rispetto all’Italia, ma anche nel nostro Paese è una filosofia sempre più in crescita. L’attenzione alla sostenibilità è infatti la sfida dell’ultimo decennio e prevede un’aumentata sensibilità nei confronti di questi temi in tutti i campi, edilizia compresa.

Più che una questione di certificazioni, che naturalmente esistono e devono essere rispettate, potremmo definire bioedilizia e bioarchitettura come una questione di visione, di mentalità e di stile di vita. Infatti, non viene valutato solo l’impatto ambientale, come ad esempio le emissioni di CO2, ma anche tanti altri aspetti riguardanti i materiali, la coerenza dell’edificio con il territorio in cui è contestualizzato e non ultima la qualità di vita di chi abiterà l’edificio.

Come già ampiamente trattato in altri articoli, uno dei principi riguarda i materiali utilizzati ma aggiungiamo che è necessario lavorare in funzione della continuità dal punto di vista termico, in modo da non creare i cosiddetti ponti termici (aree che compromettono la tenuta termica dell’edificio), da cui le vecchie costruzioni sono caratterizzate. Altro fondamentale principio è sicuramente riguardante le prestazioni energetiche dell’edificio, chiamato a consumare meno energia possibile ed a farlo nella maniera più efficiente. Questo approccio consente non solo di diminuire le emissioni e i consumi, ma anche di risparmiare proprio dal punto di vista economico, un tema particolarmente urgente.

Per cambiare direzione è necessario stravolgere drasticamente tutti i processi relativi alla costruzione, vita e demolizione di un edificio. Noi di Green House siamo schierati in prima linea per il cambiamento.

Un’edilizia a basso impatto energetico e climalterante può essere applicata sia agli edifici già costruiti, ovviamente mediante lavori di ristrutturazione e di miglioria, ma deve diventare essenziale nelle nuove costruzioni.

Quando ragioniamo in termini di sostenibilità, dobbiamo anche valutare la durata dell’edificio, perché non va considerata solo l’energia usata per costruirlo, bisogna tenere presente quella indispensabile per mantenerlo nel tempo, quindi bollette e manutenzioni.

A rendere vantaggioso cambiare paradigma è anche l’aspetto economico, perché con le migliorie in chiave green il valore degli edifici tende ad aumentare.

E’ fondamentale ricorrere ad una mentalità più rispettosa dell’ambiente, che conduca all’uso di materiali di natura organica con prestazioni elevate ed emissioni ridotte. Va poi considerata anche la possibilità di un riciclo dei materiali. La lana di pecora può essere un’alternativa ai classici materiali termo-fono-isolanti. Ripara dal caldo e dal freddo, resiste all’acqua e, in virtù delle proprietà assorbenti, regola l’umidità limitando i danni da condensa. Il sughero, usato come materiale isolante, bene si adatta ai luoghi umidi grazie alle sue capacità assorbenti. C’è però una filosofia di fondo che va al di là dei materiali. Il mercato dei materiali isolanti si sta muovendo adesso e non va dimenticato che la lana di vetro, che viene prodotta con materiali di recupero, quindi da bottiglie riciclate, rientra in un’ottica di economia circolare.

Dunque anche se i materiali risultano più costosi, non dimentichiamo che si avrà un risparmio a lungo termine. Bisogna insomma agire sulla mentalità.

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